Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte in Italia, essendo attribuibile a queste patologie, secondo i dati ISTAT, oltre il 41% dei decessi registrati ogni anno, ben oltre la percentuale ascrivibile a tutte le patologie tumorali (28.4%). Premesso questo può essere utile fare un po’ di chiarezza tra due termini che spesso vengono fraintesi ovvero attacco cardiaco ed arresto cardiaco. Essendo un muscolo il cuore ha necessità di ricevere sangue ricco di ossigeno. Tale compito è svolto dalle arterie coronarie. Un attacco cardiaco si verifica quando, causa occlusione dell’arteria, si blocca il flusso sanguigno al cuore. Qualora l’arteria sia occlusa e non venga riaperta in tempi rapidi le parti non irrorate del muscolo cuore iniziano a morire. Gli attacchi di cuore sono causati generalmente da un fattore principale, ovvero da una coronaropatia, molto spesso riconducibile a depositi di grassi che si accumulano nelle arterie coronarie. Trattasi quindi di un problema circolatorio. Tra i sintomi più facilmente riconducibili all’attacco cardiaco ci sono : dolore intenso al torace, nausea/vomito, sudore freddo, respiro corto, dolori alla mascella, al collo, alla parte posteriore ed all’addome Spesso però tali sintomi si manifestano per ore o addirittura giorni e settimane prima che si verifichi un attacco cardiaco. Resta inteso che più tardi si interviene maggiore sarà il rischio ed il danno. In caso di insorgenza di tali sintomi occorre chiamare il 118 o recarsi immediatamente al Pronto Soccorso. L’ arresto cardiaco è invece differente. In un arresto cardiaco il cuore realmente smette di battere, a differenza dell’attacco di cuore dove il muscolo cuore continua normalmente a battere, anche se la fornitura di sangue al cuore è interrotta. L’arresto cardiaco è riconducibile ad un problema elettrico, il battito, infatti, a seguito di un’aritmia diventa irregolare e si ferma, privando così gli organi del corpo del flusso di sangue. Se il cuore si ferma , si perde conoscenza, il respiro cessa e la morte avviene in pochi minuti qualora non si intervenga prontamente. L’arresto cardiaco se trattato entro pochi minuti può essere reversibile. L’aritmia che determina l’arresto cardiaco, e quindi la morte improvvisa, nella maggior parte dei casi è la fibrillazione ventricolare che causa l’arresto immediato della circolazione sanguigna. La fibrillazione ventricolare è però un ritmo ancora recuperabile, purché si intervenga in tempo utile, con l’applicazione delle tecniche di BLS (Basic Life Support) e infine di un rapido intervento defibrillatorio. E’, infatti, calcolato che cinque minuti dopo l’arresto cardiaco la percentuale di sopravvivenza grazie alla defibrillazione è del 50%. Ecco perché essere dotati di affidabili defibrillatori semiautomatici (DAE) e promuoverne la diffusione capillare in luoghi pubblici, luoghi di lavoro, palestre, piscine ma anche condomini permette di salvare vite umane.
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